Ci sono luoghi che hanno fatto la storia della politica e del giornalismo italiani.

Sedi ufficiali e sedi di fatto. Tra queste ultime, i ristoranti del centro di Roma.

“A Mezzogiorno Bufalini mi diceva: Pasquale, andiamo a mangiare un carciofo da Giggetto al Portico d’Ottavia. Si chiacchierava e lui sapeva che io non riuscivo a tenere segreta la notizia che mi interessava”.

Pasquale Laurito è la mitica Velina Rossa, l’agenzia non ufficiale del Partito Comunista.

A 88 anni è la memoria storica di Montecitorio e una delle ultime memorie della politica italiana del dopoguerra. Entrò nel Palazzo nel 1946 con la tessera di un piccolo giornale e seguì i lavori della Assemblea Costituente. E’ stato testimone di tutti i grandi fatti della Repubblica.

“Velina Rossa nasce ufficialmente nel 1978 ma c’era anche prima, lavoravo all’Ansa e facevo uscire le notizie. I miei informatori erano persone come Eugenio Reale, Antonio Tatò, il responsabile dell’ufficio stampa di Berliguer, Paolo Bufalini, l’uomo dei rapporti con l’Urss”.

Erano anni difficili in cui lavorare e il concorrente di Laurito era Vittorio Orefice, l’inventore della “Velina” vicina alla Democrazia Cristiana.

Laurito è l’ultimo di una generazione di cronisti che, come la classe politica il cui ultimo rappresentante è stato il Presidente Giorgio Napolitano, si è forgiata nella guerra e nella Resistenza.

“Quando entrai in Parlamento, a 19 anni, potevo andare solo nelle Tribune, in piccionaia. I cronisti di punta erano persone come Indro Montanelli, Emilio Frattarelli, che a 18 anni fu perseguitato dal fascismo, Vittorio Gorresio. De Gasperi e Togliatti parlavano con loro, certo non con me che ero piccioncino. I giornalisti di allora erano formidabili

Come è cambiato il giornalismo da allora?

“Vedo una discontinuità. Sembrano tutti timorosi. E leggendo quello che scrivono, si rimane sbalorditi. Non si capisce se ci sia un tornaconto. Non sappiamo se un tornaconto professionale o di tipo diverso”.

Che cosa è stata davvero la Velina Rossa?

“Mi sono divertito. E non ho mai tradito la mia appartenenza”.

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