La comunicazione politica è fondamentale quanto la sostanza politica. Il metodo del marketing in politica è stato introdotto in Italia su larga scala da Berlusconi e si è visto ieri con chiarezza come sia ancora maestro del gioco. Non gli è servito a impedire al sconfitta ma a mascherarla sì. Il capo di Forza Italia ha tentato di bloccare i piani di Renzi con il metodo del giocatore di poker. Prima il bluff del possibile voto favorevole a Mattarella, poi il no al candidato di Renzi per vedere le carte del Pd. Infine, quando è stato chiaro che Renzi avesse vinto, Berlusconi ha mostrato la propria mano e ha lanciato il messaggio che, a dispetto delle dichiarazioni, rispetterà i patti sulle riforme. La scelta dei tempi e la scenografia sono stati centrali. Al mattino, per accreditare il suo via libera a Mattarella, ha lasciato trapelare di essere a colloquio addirittura con Fedele Confalonieri, l’amico e socio di sempre, l’uomo delle mediazioni impossibili. Poi ha mandato in Transatlantico il falco Paolo Romani a dirci che la scelta era per il no radicale e che il patto del Nazareno non c’era più. Due ore dopo lo stesso Berlusconi riaffermava il concetto. Un profilo forte per tentare di influenzare il voto in corso. Sulla base di un semplice ragionamento: gli eventuali franchi tiratori del Pd, senza la copertura di Forza Italia a Mattarella, avrebbero potuto agire e far danni. Ma non trascorreva nemmeno un’ora che il consigliere politico di Forza Italia ci spiegava che il contenuto del patto del Nazareno sulle riforme verrà rispettato. Toti, il volto conciliante, aveva sostituito Romani, quello bellicoso. Il cambio di strategia di comunicazione era avvenuto dopo che si era capito che il tentativo di influenzare il voto con la tattica delle minacce era fallito. Quindi, si è sostituita una strategia di comunicazione che non ha dato frutti con un’altra su cui si punta per gestire i futuri rapporti politici con Renzi sul piano esterno e per stoppare  il tentativo di delegittimazione avanzato da Fitto sul piano interno. Con l’ affermazione che Berlusconi sosterrà le riforme non per scelta discrezionale ma per Dna politico si giustifica la sconfitta politica senza doverne trarre le conseguenze e si tolgono argomenti agli oppositori interni che chiedono l’azzeramento delle cariche nel partito. Se poi il vento dovesse girare contro Renzi basterà tornare a fare la voce grossa.