Non solo con le elezioni, il 25 settembre facciamo i conti con un insostenibile ritardo.

Domenica 25 settembre, proprio quando gli italiani saranno chiamati alle urne, cadrà un’importante ricorrenza: il settimo anniversario dell’approvazione dell’Agenda 2030 con il quale il nostro Paese si è impegnato – insieme alle altre 193 nazioni ONU – a perseguire un modello di sviluppo migliore.
Una coincidenza importante, che in queste ore di silenzio elettorale ci porta a “riflessioni sostenibili” di metà strada, visto che mancano 7 anni al 2030: a punto siamo con il raggiungimento degli obiettivi ONU? Stiamo davvero facendo tutto ciò che è possibile per “arrivare pronti” al nostro appuntamento con il pianeta?
Spoiler – abbastanza scontato – purtroppo la risposta è no.
A che punto siamo?
Ogni anno, in Italia, l’ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) stila un rapporto sullo stato dei lavori dell’Agenda 2030 in Italia, a confronto con gli altri paesi del mondo. Secondo i dati pubblicati a dicembre 2021, la pandemia ha avuto un impatto drammatico nell’attuazione dei piani di sviluppo sostenibile, aggravando la situazione italiana rispetto agli altri stati europei. Infatti, il nostro Paese è al di sotto della media europea per 10 dei 17 indicatori analizzati e non basta che sia allineata per 3 e al di sopra con altri 3 (quello non citato, è per assenza di informazioni).
Dobbiamo sperare di rientrare “nel giusto ritmo”, augurandoci nell’impegno di un nuovo governo e nell’impiego dei fondi del PNRR.
Dei 17 obiettivi previsti dall’Agenda 2030, i segni di miglioramento sono stati rilevati solo in 3 obiettivi: quello relativi al sistema energetico (Goal 7), alla lotta al cambiamento climatico (Goal 13) e giustizia e istituzioni solide (Goal 16).
Altri 3 – quello su alimentazione e agricoltura sostenibile (Goal 2), acqua (Goal 6) e innovazione (Goal 9) – sono rimasti invariati.
Ma il vero “allarme rosso” è il peggioramento relativo a 9 indicatori: povertà (Goal 1), salute (Goal 3), educazione (Goal 4), uguaglianza di genere (Goal 5), condizione economica e occupazionale (Goal 8), disuguaglianze (Goal 10), condizioni delle città (Goal 11), ecosistema terrestre (Goal 15) e cooperazione internazionale (Goal 17).
E quanto manca?
Nei prossimi 7 anni, l’Italia potrebbe “andare a segno” in punti riguardanti 4 dei 17 goal: coltivazioni destinate a colture biologiche (Goal 2), morti in incidenti stradali (Goal 3), consumi finali lordi di energia (Goal 7) e tasso di riciclaggio (Goal 12).
Forse, ci potrà essere un avvicinamento in altri 3 casi: probabilità di morte per malattie non trasmissibili (Goal 3), uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (Goal 4), connessione a Internet (Goal 9).
Senza giri di parole ulteriori, la situazione non è affatto rosea. Anzi il cambio di passo deve arrivare velocemente e incisivo. È oramai da considerarsi inderogabile.
La sostenibilità è il principale campo di azione di Mediatyche. Già da tempo, abbiamo identificato i nostri Sdg:
- dal garantire un’effettiva e piena parità di genere e pari opportunità per la leadership a tutti i livelli del processo decisionale.
- All’incoraggiare le imprese all’adozione di politiche sostenibili – economiche, sociali e ambientali) e a integrare le informazioni di sostenibilità nel loro ciclo di relazioni.
- E terzo ma non meno importante, sensibilizzare le strutture dell’istruzione ai bisogni dell’infanzia, alle disabilità e alla parità di genere e predisporre ambienti dedicati all’apprendimento che siano sicuri, non violenti e inclusivi per tutti.
Ci stiamo mettendo in gioco, stiamo lavorando e ci stiamo facendo valutare!