Governo Conte bis

Nelle intenzioni, il Governo Conte bis è il più attento di sempre al tema della sostenibilità. Di più: sostenibilità ed economia circolare rappresentano il perno dell’agenda politica dell’esecutivo sostenuto da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali. Nei fatti però il nuovo governo nato dopo la crisi di agosto che ha portato alla fine dell’esperienza “gialloverde” – l’alleanza tra Lega e 5 Stelle naufragata dopo soli 14 mesi di attività – dovrà dimostrare di essere in grado di tener fede agli impegni ambiziosi che si è dato.

Il Premier Conte, nel suo discorso di insediamento con cui ha ottenuto la fiducia delle Camere, ha parlato di un “Green New Deal” per l’Italia, richiamando addirittura il “New Deal” roosveltiano con cui gli Stati Uniti uscirono dalla Grande Depressione degli anni ’30 del ‘900 grazie a un poderoso piano di investimenti pubblici in infrastrutture. E di questo, in effetti, dovrebbe trattarsi.

Il ministro dell’ambiente Costa, riconfermato rispetto alla squadra del precedente governo, ha affermato che porterà a breve in Consiglio dei Ministri un piano di investimenti in campo ambientale e della sostenibilità. “Sarà un decreto di supporto alle famiglie, ai consumatori e alle imprese per imporre la svolta verde -ha affermato il ministro– e punterà sulla qualità dell’aria, mobilità sostenibile, sulla creazione di aree economiche ambientali e ci saranno vantaggi fiscali per chi fa imprenditoria verde, vive verde, sviluppa verde”.

Sulla stessa lunghezza le prime affermazioni del nuovo ministro dell’economia, Gualtieri, che ha proposto che gli investimenti pubblici green e sostenibili siano scorporati dai vincoli di bilancio. In sostanza, significa che si potrebbe spendere in investimenti senza incidere sui parametri europei che impongono un rapporto rigoroso tra il deficit e il prodotto interno lordo. “Sosteniamo l’idea di un Green New Deal presente nel programma del governo e della Commissione fondato su un piano straordinario di investimenti pubblici e privati -ha detto Gualtieri- In questo quadro– ha continuato– sarebbe opportuno che la quota di finanziamenti nazionali ricevesse un trattamento diverso da quello attuale e venisse scorporata dal calcolo del deficit strutturale”. Gualtieri auspica quindi una collaborazione, in termini di maggiore flessibilità, da parte dell’Unione Europea. E qui iniziano i problemi perché, pur se visto con favore a Bruxelles, il nuovo governo italiano non può aspettarsi sostanziosi sconti nella gestione delle precarie finanze pubbliche.

Al tempo stesso, proprio dall’Europa potrebbero arrivare sollecitazioni a investire di più nelle politiche ambientali e della sostenibilità. Se, da un lato, si tratta di temi che accomunano le forze politiche che sostengono il governo, la vera spinta verso la sostenibilità arriva dalla Commissione Europea. La tedesca Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione, è una forte sostenitrice della conversione green e sotto la sua guida la Commissione potrebbe rivedere gli obiettivi fissati in precedenza, portando il target di produzione di energia pulita e rinnovabile fissato per il 2030 dal 40 per cento al 55 per cento.

Fare di più, fare meglio, senza fare troppo affidamento alla possibilità di politiche in deficit, notoriamente avversate in Europa. Non è una sfida semplice per il governo italiano. Decreti ambizioni approvati in consiglio dei Ministri dovrebbero comunque fare letteralmente i conti con lo scoglio della legge di Bilancio, da mandare a Bruxelles per il vaglio entro il 15 ottobre. Il solo congelamento dell’aumento dell’Iva costerà all’Italia 23 miliardi di Euro nel 2020 e 29 miliardi nel 2021. Gli investimenti, quindi dovranno necessariamente essere in grado di ripagarsi in tempi brevi.

Un ulteriore difficoltà è data dalla non omogeneità di vedute nel governo, al di là delle dichiarazioni di principio.
“Il mondo brucia, si consuma in maniera molto più veloce di quanto ci si potesse immaginare, l’Italia nuova sarà quella dello sviluppo sostenibile -ha affermato il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti – Ai ragazzi di questa Europa, i nostri padri hanno garantito la pace. La nostra missione etica culturale ora, in questo secolo, è pensare a un modello di sviluppo diverso, basato sulla sostenibilità ambientale e sociale per i prossimi 100 anni”.

Parole che trovano solo in parte riscontro, per fare un esempio delle contraddizioni possibili, nei provvedimenti annunciati dalla ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova. Da un lato, Bellanova ha parlato di un grande piano di investimenti per il biologico. Dall’altro, però, si è detta favorevole al Ceta, l’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Canada, osteggiato dagli ambientalisti anche per l’impatto sull’economia green con l’apertura all’uso degli Ogm, gli Organismi Geneticamente Modificati, in agricoltura.

Un segnale concreto di svolta green e sostenibile sarebbe stato l’istituzione di un ministero ad Hoc. Se ne è discusso, assieme all’ipotesi di inserire la sostenibilità in Costituzione paventata dallo stesso presidente Conte ma, almeno per il momento, non se ne è fatto nulla.

“La parola ‘sostenibilità’ andrebbe definita -è intervenuta Greenpeace a tal proposito- perché è diventata un termine generico nell’uso che se ne fa. Sarebbe forse meglio -ha detto il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio– discutere di introdurre l’obiettivo della difesa  del clima globale come principio. Ma se si vuol fare sul serio, assieme alla modifica del testo costituzionale andrebbe inserita una modifica delle competenze ministeriali. A incidere sulle emissioni di gas a effetto serra, e dunque su parte rilevante della sostenibilità, sono diversi ministeri -ha aggiunto Onufrio – e una valutazione di sostenibilità andrebbe fatta prima di ogni misura e prima di ogni piano. Le soluzioni tecniche possono essere diverse, ma questo sembra più utile e necessario, se si vuole passare dalle tante enunciazioni a favore della sostenibilità a un approccio più concreto”.

Le intenzioni del nuovo governo in tema di sostenibilità sono, insomma, le migliori. La strada per tradurle in realtà è lunga e faticosa.