La tassa sui robot è la soluzione per aiutare chi perde il lavoro?

La Commissione Europea ha già detto No. Uno dei giganti della IT, Bill Gates, invece è favorevole. Stiamo parlando della tassa sui Robot.
Arriverà forse un giorno in cui nelle nostre strade circoleranno tanti androidi umanoidi come Roy Batty di Blade Runner e chissà se pagheranno l’Irpef. Ma non è questo che si intende con tassa sui robot. Si tratta invece di una proposta che accomuna protagonisti del business come Gates e uomini politici come il candidato socialista alle elezioni presidenziali francesi, Benoit Hamon.
Applicare un prelievo per ogni macchina utilizzata in sostituzione di un essere umano, in modo da poter accantonare risorse da redistribuire a chi, a causa dell’automazione crescente, perderà il lavoro. Una sorta di reddito di cittadinanza per sostituire il salario perduto.
Fino a oggi, l’automazione ha riguardato soprattutto gli operai. L’evoluzione del campo della robotica e dell’automazione, assieme all’Intelligenza Artificiale, ha reso già oggi disponibili tecnologie in grado di sostituire gli esseri umani in funzioni sempre più complesse. Le automobili che si guidano da sole, ad esempio, sono già una realtà e mancano solo le normative di legge. Entro 10 anni, è la previsione, i taxisti saranno sostituiti non da Uber, ma da un’auto senza pilota. Ma le macchine possono trovare applicazioni anche laddove fino a oggi era sembrato impensabile che potessero sostituire l’uomo. Amazon, il gigante della distribuzione, ha ridotto del 90 per cento i magazzinieri grazie ai robot.
Le macchine possono svolgere lavori usuranti o puntare su crescenti funzioni intellettuali. Potranno eseguire diagnosi mediche.
Secondo Bart Selman, professore di Computer Scienze alla Cornell University di New York, entro i prossimi 30 anni il 50 per cento dei posti di lavoro potrebbero essere cancellati dall’Intelligenza Artificiale.
E’ una rivoluzione, comunque la si voglia vedere. Una rivoluzione che potrebbe aprire una nuova era di benessere oppure creare enormi problemi con grandi diseguaglianze. C’è chi crede che strumenti come la tassa sui Robot e il reddito di cittadinanza siano la risposta.
Altri, come il vicepresidente della Commissione Europea responsabile per il digitale, Andrus Ansip, è convinto che la strada sia un’altra: “Non dobbiamo essere preoccupati dall’influsso della digitalizzazione sul lavoro, non dobbiamo pensare a come tassare i robot, dobbiamo invece sostenere l’innovazione. E’ stato sempre così: il progresso crea più lavoro di quanto ne distrugga“.