La strage di Nizza ha colpito tutti non solo per il numero dei morti e per la modalità con cui il terrorista ha colpito, ma perché la Promenade des Anglais è uno dei luoghi simbolici dell’immaginario internazionale.

Ancora una volta, come per la strage del Bataclan, sono stati colpiti i cittadini comuni che si divertivano. I terroristi cercano di annichilire la vita e questo, ovviamente, è una molla formidabile per i media di tutto il mondo.

Quello che si è visto a Nizza, però, è troppo. Le troupes di tutto il mondo hanno letteralmente preso d’assalto la Promenade, Place Massena, il lungomare. Cameramen e giornalisti hanno spesso violato il silenzio e il contegno con cui i cittadini di Nizza hanno reagito all’attentato. I testimoni sono stati presi d’assalto, le immagini di lutto e dolore sono state cannibalizzate. La retorica si è sprecata.

I media italiani, se possibile, si sono distinti ancora di più.

Il più importante quotidiano italiano, il Corriere della Sera, nella sua versione online non ha esitato a pubblicare un video, preso da Youtube, in cui si vedevano il Tir nella sua folle corsa e le persone che fuggivano disperate. “Ascolta le grida in italiano” suggeriva il quotidiano.

In generale, tutti i media hanno enfatizzato la retorica dello “scontro di civiltà”.

“Perché ci odiano?” si chiedeva una conduttrice di Radio Rai 1 venerdi pomeriggio “Perché ci vogliono vedere tutti morti?”

Un atteggiamento che in Francia non si è visto. Le autorità e i media sono molto attenti, oltralpe, a non alimentare il clima di contrapposizione. Domenica, durante la cerimonia di commemorazione delle vittime, una signora che denunciava una presunta censura mediatica rispetto ai rapporti tra l’attentatore e Isis, è stata gentilmente allontanata da una poliziotta che le ha ricordato: “oggi qui stiamo in silenzio”.

La retorica dei media italiani è indice di provincialismo culturale, e di tentativo di arginare la perdita del pubblico attraverso la drammatizzazione. Per tre giorni, da venerdi a domenica, i principali media hanno “sparato” la “notizia” degli italiani scomparsi. All’inizio sarebbero stati addirittura 31. I pochi giornalisti e media che hanno verificato i fatti tramite una semplice telefonata al Consolato italiano a Nizza hanno scoperto che era una bufala: non esisteva alcuna questione degli italiani scomparsi. Ma erano casi isolati. I grandi giornali -in questo si è distinta La Repubblica– hanno alimentato la non-notizia per giorni. Lunedi mattina, poi, gli “scomparsi” erano diventati solo sei. Insomma, non è mai esistito alcun caso. Eppure, anche quei sei, continuavano a essere definiti “un dramma”.

Retorica, provincialismo, sensazionalismo, speculazione sul dolore. Non è questa la strada per arginare la crisi dell’informazione, nel mondo e in Italia.