OMAGGIO A UN “PADRE” COMUNICATORE
Mediatyche vuole salutare un grande comunicatore che se ne va.
Padre Lombardi lascia la guida della Sala Stampa vaticana. E’ stato un comunicatore che non ha amato la prima fila, ma che ha saputo dare voce – e che voce – ad un paio di protagonisti di questo secolo.
Il suo capolavoro è stata la conferenza stampa più drammatica per la storia della Chiesa: quella di annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XV. Quella conferenza stampa andrebbe studiada nei corsi e nelle scuole di comunicazione Il modo in cui Padre Lombardi, il direttore della Sala Stampa che pochi giorni fa ha scelto di andare in pensione, l’ha condotto è un esempio di professionalità, di intelligenza, di visione che a oggi non ha confronti. Una conferenza drammatica per l’eccezionalità della situazione che Lombardi – affrontando da solo i giornalisti– guida con la semplicità e la franchezza che ci si potrebbero aspettare più da un francescano che da un gesuita. Mostra sincero stupore per quel che è successo, contemporaneamente smorza le asperità, recupera gli scettici, rassicura gli impauriti, mostrando padronanza della dottrina, conoscenza raffinata delle procedure, facendo dell’approccio positivo la sua religione comunicativa.
Da quel giorno inizia una nuova grande “narrazione” della Chiesa. Quella a cui Papa Francesco ha prestato fino ad oggi il suo volto accogliente e le sue parole apparentemente ingenue. E Padre Lombardi la sua abilità di comunicatore.
Se ne va dunque in pensione – pare. Ed è un peccato, non veniale: dopo il cinismo con cui il “numerario” Vals ha trasformato il corpo martoriato dal parkinson di Woytila in icona televisiva e in figuretta da tardiva pop art, c’è voluta tutta la professionalità e la saggezza del gesuita Lombardi (ma non erano proprio i gesuiti gli eccelsi maestri di cinismo ecclesiastico?) per riportare a un tono più convintamente spirituale e meno urlato la comunicazione vaticana. Padre Lombardi ha avuto l’onere di gestire la comunicazione in uno dei frangenti più difficili e controversi attraversati dal Vaticano: un papa, come Ratzinger che, a differenza del predecessore, non era fatto per compiacere al gusto delle masse; l’affaire “pedofilia nella chiesa” portato alla ribalta con prepotenza; la fuga di notizie e le lettere segrete fatte uscire ad arte dai sulfurei sotterranei del Vaticano, l’ennesima grana IOR, e via di questo passo. In tale temperie, Lombardi ha guidato la comunicazione vaticana con mano ferma, recuperando poco alla volta ma con passo sicuro la credibilità e l’autorevolezza che sembravano inesorabilmente incrinate. Lombardi ha giocato la carta del tono pacato ma trasparente, del non voler piacere e compiacere per forza a tutti, dimostrando di saper scegliere la cifra comunicativa che si addiceva al momento e al personaggio di cui era portavoce.
Con lui, abbiamo detto, è iniziata una nuova grande, affascinante, narrazione della Chiesa Cattolica. Ora non resta da chiedersi quale altra “narrazione” la Chiesa metterà in campo.
Continuerà quella intrapresa affidandola a volti più giovani e freschi? L’arrivo di un nuovo “numerario” apre legittimi interrogativi.