La scelta di donare in beneficienza la gran parte del proprio patrimonio da parte del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, porta alla ribalta anche in Italia un termine che nella comunicazione del mondo anglosassone è molto nota: “filantrocapitalismo

Il 31enne miliardario ha annunciato la sua intenzione di donare in filantropia il 99% delle azioni di Facebook, il cui valore complessivo ammonta a 45 miliardi di dollari.

Zuckerberg ha spiegato che vuole per far sì che la sua figlia appena nata viva “in un mondo migliore dal nostro”.

La generosità di Zuckerberg non è una novità: si tratta di una scelta che sta prendendo sempre più piede tra i miliardari della Silycon Valley a cominciare da Bill Gates e dall’investitore finanziario Warren Buffet.

Il “filantrocapitalismo” è il concetto attraverso cui si dà una regola alla beneficienza e alla filantropia nell’ottica dell’economia di mercato, per assicurare la maggiore trasparenza del settore e raggiungere risultati concreti, anche considerando la legislazione arretrata nel campo di beneficienza nella maggioranza dei paesi.

L’avvicinamento della beneficienza al business fa sorgere una serie di domande sull’atto di generosità di Zuckerberg perché, oltre a essere nobile, è anche molto conveniente dal punto di vista fiscale. trasferire la propria ricchezza in fondazioni benefiche significa infatti ottenere un esonero dalle tasse. In questo modo non solo vanno a ridursi sempre di più le tesorerie degli stati ma si conferisce ai beneficiari il peso politico e sociale maggiore.

Anche se le fondazioni come la “Gates Foundation” si posizionano come apolitiche e neutre, i flussi dei finanziamenti per le diverse iniziative, potrebbero rappresentare delle scelte politiche, visto che la divisione tra filantropia e politica diventa sempre più sottile. Il fenomeno del “filantrocapitalismo”, che è destinato a diffondersi sempre di più nei prossimi anni, oltre a essere un’iniziativa lodevole che potrebbe dare un’esempio agli sheik arabi e oligarchi russi, pone anche una serie di problemi al livello democratico da non ignorare.