Grandi dimissioni, il fenomeno dell’era post-Covid

Un nuovo equilibrio tra lavoro e vita privata: è quello che desiderano sempre più persone. E le aziende? Cercano nuovi strumenti per rispondere alla sfida alla quale sono chiamate.
Sindrome da workaholism” sembra un’espressione “quasi” lontana in questa nuova era post-Covid, lasciando spazio a nuove, di uso praticamente oramai quotidiano, come “smart working”. La pandemia ha indubbiamente accelerato un passaggio di trasformazione aziendale, a livello organizzativo ma anche culturale, di cambiamento dell’equilibrio tra lavoro e tempo libero. Si è scoperto che lavorare in remoto, porta benefici personali – vedi il guadagno in termini di libertà di movimento e di decidere i propri tempi lavorativi, passando più tempo con la famiglia – ma anche economici, risparmiando i soldi per baby sitter e dopo scuola.
E così sempre più lavoratori decidono di cercarsi un’occupazione meno costrittiva o più vicino a casa di quella avuta per tanto tempo. Ecco spiegato il fenomeno delle grandi dimissioni, che è trasversale e interessa non solo i giovani, ma tutte le fasce di età.
È chiaro che per le aziende si traduce in una rivoluzione organizzativa e tecnologica, per la quale si sfidano su più piani competitivi: come mostrarsi più attenti alle esigenze delle persone e all’equilibrio tra vita e lavoro? E quali modelli organizzativi definire per “tenere insieme” le persone fisicamente disperse e non più disponibili a una logica gerarchica?
La sfida si fa ancora più ardua, pensando a come le imprese possono trasferire o costruire una cultura aziendale e un senso di appartenenza in una struttura così organizzata. Lo sforzo di innovazione da parte delle imprese deve essere grande e ragionato.
Una risposta a questa sfida arriva dagli strumenti di welfare aziendale che devono essere messi in campo con prontezza e lungimiranza, ascoltando – come insegna uno dei principi base della sostenibilità – quelli che sono tra i primi stakeholder di un’azienda, ovvero le persone che lavorano per essa, intercettando i loro bisogni. I “più sentiti”, fra tutti, proprio quelli per la gestione dei figli o degli anziani.
Da nuove sfide emergono organicamente nuovi dubbi: la progressiva scomparsa delle grandi concentrazioni aziendali e l’isolamento di persone che lavorano da un “altrove”, non rischiano di portare a un contesto nel quale ognuno contratta per sé in un rapporto da “uno a azienda” e di conseguenza a una riduzione dei diritti? La contrattazione collettiva rischia di estinguersi.
Ne abbiamo parlato in un articolo su The MAP Report, puoi leggerlo qui Grandi dimissioni_la sfida per un vero welfare aziendale.