La sharing economy in Italia è in crescita,  con oltre 200 realtà, comprese quelle che si dedicano al crowdfunding.

Mediatyche ha intervistato Ivana Pais, professoressa di sociologia economica all’Università Cattolica di Milano e tra le organizzatrici di Sharitaly, la due giorni dedicata alla sharing economy che si è appena tenuta a Milano.

Che rapporto c’è tra la sharing economy e il macro tema della sostenibilità? In che modo la sharing favorisce l’economia basata sulla sostenibilità?

“Gli studiosi spiegano che l’economia circolare (a cui la sostenibilità fa riferimento-ndr) è formata da 5 pilastri, e la sharing economy è uno dei cinque. L’idea è che anziché possedere beni materiali necessari alle proprie attività li si condividano, riducendo i consumi e gli sprechi”.

Dove si registra l’impatto maggiore?

“Gli impatti più forti si sostanziano in alcuni settori economici particolari, ad esempio i trasporti. Ma pensiamo anche all’ambiente, o all’energia, e poi al turismo e alla cultura. E ovviamente al settore dei servizi, soprattutto per quanto riguarda la condivisione di beni materiali”.

Sono questi quindi i settori su cui puntare per sviluppare idee di business nel campo della sostenibilità e della sharing economy?

Tutto lo scambio di beni e servizi è interessante, sono in via di sviluppo tutte le piattaforme che permettono di non accumulare oggetti ma di condividere gli oggetti con altri, quando serve. Funziona molto bene soprattutto per i beni molto costosi. Per quanto riguarda la condivisione di beni a basso costo c’è ancora molto da lavorare ma questo significa che siamo di fronte a una opportunità per chi trovasse una formula capace di funzionare”.

L’economia collaborativa si è sviluppata per prima a Milano, hanno seguito le altre aree metropolitane e ora interessa anche le aree periferiche, che possono trarne molto vantaggio perché zone fino a ieri tagliate fuori dai grandi flussi possono inserirsi in “reti lunghe” che garantiscono risorse e flussi materiali che altrimenti non arriverebbero. L’economia collaborativa italiana è molto attenta agli aspetti culturali e alla valorizzazione del territorio, dal cibo alla cultura, sviluppando quindi il turismo anche al di là dei circuiti principali.

Ci parlava del settore energetico. E’ un campo dove immaginiamo occorrano maggiori capitali e competenze

“L’energia è un settore molto interessante ed esistono anche esperienze dal basso, ad esempio quella di cittadini che vivono nella stessa strada e condividono la fornitura energetica”.

Dobbiamo ragionare nei termini di creazione di posti di lavoro in senso classico?

“No. Vediamo nelle piattaforme di sharing modalità di consumo che fanno risparmiare a livello individuale e collettivo. E’ un modo di fare economia completamente diverso rispetto all’economia tradizionale. Un modello basato su piattaforme on demand però può consentire lavoro flessibile a chi desideri attivarsi solo in alcuni momenti della sua vita”.