No, le mani pulite per proteggersi dal Covid non c’entrano. Se i consumi di acqua crescono è colpa della nostra voglia di comodità.

Negli ultimi 18 mesi i temi che hanno dominato l’agenda comunicativa nazionale e internazionale sono stati due: il Covid e la sostenibilità.

Se il primo ha tutta via devastato la nostra vita quotidiana, altrettanto non si può dire della seconda che, nonostante sia diventata un mantra nei discorsi di politici, imprenditori, economisti e professionisti di ogni sorta, fatica ad entrare nelle nostre case sotto forma di buone pratiche.

Prendiamo un esempio semplice: l’acqua. Che sia una risorsa preziosa, costosa e da non sprecare lo sappiamo tutti, ma le cattive abitudini sono dure a morire e nell’anno dei lockdown più o meno duri, si sono tradotte in un incremento degli sprechi.

E non certo per colpa delle indicazioni arrivate a inizio pandemia sull’importanza di lavarsi accuratamente le mani per proteggersi dal virus.

I numeri

 A mettere in fila alcuni dati ci ha pensato il sito inabottle.it, che in occasione della Giornata mondiale dell’acqua ha condotto un sondaggio sui comportamenti degli italiani.

Il risultato è sconfortante: solo il 13% delle persone presta attenzione agli sprechi domestici, mentre un italiano su due non se ne cura per niente.

Il primo pensiero delle persone, insomma, non va all’ambiente e nemmeno al portafogli, ma alla comodità. Un italiano su 3 infatti, quando prepara la vasca da bagno, la riempie fino all’orlo, alla ricerca di un maggiore relax. Anche se, per contro, c’è un altro 32% di italiani che preferisce farsi la doccia, per ragioni di tempo.

Facendolo, inconsapevolmente, aiuta anche l’ambiente visto che per una doccia occorrono in media 30 litri d’acqua contro i 100 necessari a un bagno caldo. Occhio però al rovescio della medaglia: lo sgocciolio della doccia chiusa male determina ogni anno uno spreco di 2mila litri di acqua.

A pesare però in maniera decisiva sull’aumento degli sprechi è il menefreghismo domestico: il 27% degli italiani lascia il rubinetto aperto mentre si lava i denti, buttando via circa 30 litri d’acqua alla volta, invece dei 2 che sarebbero sufficienti.

Un uomo su tre aggiunge poi la pessima abitudine di farsi la barba con rubinetto sempre aperto per poter lavare più agevolmente il rasoio. Mentre il 36% delle donne evita di chiudere il getto per insaponarsi i capelli.

Zero controlli

Un’alternativa all’adozione di buone pratiche quotidiane individuali, potrebbero essere gli interventi ordinari e straordinari sugli impianti. Anche qui però gli italiani sono molto indietro. Solo il 12% infatti controlla periodicamente le perdite di rubinetti, piatti doccia, sifoni e sanitari. Ma quel che è peggio è che il 36% di noi, se vede una perdita non troppo grave, risparmia la fatica di farla riparare e attende che il danno si aggravi.

Nella peggiore delle ipotesi si ricorre al rimedio fai da te, col risultato che spesso le perdite aumentano pur non risultando visibili.

Eppure, gli investimenti sugli impianti sono straordinariamente efficaci: basti pensare che una doccia nuova può far risparmiare 2.300 litri d’acqua ogni anno. Al di là del beneficio ambientale innegabile, ce ne è anche uno economico tutt’altro che trascurabile.