Un “mare di rifiuti”: le 10 spiagge più inquinate al mondo

Il dramma delle spiagge inquinate non conosce confini: dall’Australia all’Indonesia, passando per il Giappone, la situazione è sempre più drammatica.
Da paradiso in cui rifugiarsi, a discariche a cielo aperto: sono tanti gli esempi di spiagge nel mondo rese invivibili dall’azione dell’uomo, che proprio non riesce a estirpare le cattive abitudini.
Attenzione. Non stiamo parlando solo di attività industriali impattanti e di sversamenti abusivi e criminali di sostanze velenose nell’acqua.
A compromettere la salubrità di un luogo sono spesso comportamenti individuali scorretti, determinati da un preoccupante menefreghismo da parte degli individui. Cattive pratiche che basterebbe pochissimo a sradicare. Se non fosse già troppo tardi.
Seguiteci in questo viaggio attorno al mondo, alla scoperta di alcune delle spiagge più inquinate del pianeta.
Spiagge inquinate: il caso australiano
Partiamo dall’Australia. La spiaggia di Port Philip Bay, a Melbourne, alterna i suoi granelli di sabbia a siringhe e cocci di vetro. Questi ultimi, ovviamente, non rappresentano una fonte di inquinamento, ma sicuramente rappresentano un pericolo.
Una situazione che continua dal 2005 e che ha reso inadatta alla balneazione l’intero tratto di spiaggia. L’inquinamento delle acque circostanti ha portato nel 2012 alla cancellazione del Super Sprint Gatorade Triathlon Series. Le autorità australiane negli ultimi anni hanno avanzato dei provvedimenti per ripulire la spiaggia, ma al momento rimangono solo buone intenzioni.
Sognando la California, ma più pulita
Cambiamo continente, e spostiamoci negli Stati Uniti. Sulla spiaggia di Doheny State Beach, in California, le autorità marittime hanno riscontrato un’eccessiva concentrazione di batteri fecali nelle acque, oltre ai soliti cumuli di rifiuti, come bottiglie di plastica e cocci di vetro. Per questo motivo, evidenti cartelli segnaletici rammentano ai turisti il divieto di balneazione.
Rimaniamo sempre in California, teatro di innumerevoli film e serie tv, che spesso però finiscono per romanzare una situazione ben diversa rispetto alla realtà.
Huntington Beach è un paradiso per i surfisti, ma la quantità di rifiuti accumulati sta incominciando a diventare preoccupante.
Dal 1998, infatti, si stanno moltiplicando i casi di bagnanti colpiti da improvvisi malori fisici che, secondo gli esperti, sarebbero dovuti alle sostanze tossiche “vomitate” in acqua dalle attività industriali della zona.
Come Chernobyl
Considerata come una “Chernobyl” sudamericana, Haina Beach, nella Repubblica Domenicana, registra un elevato quantitativo di piombo nel suolo, causato da un ex impianto americano di riciclo di batterie auto.
A partire dagli anni 90’, molte persone hanno accusato sintomi da avvelenamento da piombo e danni neurologici, questi ultimi soprattutto nei bambini.
Al di là dell’Atlantico, eccoci nel Regno Unito, Paese non certo famoso per la bellezza delle sue spiagge. In compenso Blackpool Beach rischia di essere ricordata come uno dei tratti di costa più maltrattati.
Non si contano i comportamenti incivili di villeggianti che a fine giornata abbandonano montagne di rifiuti. La spiaggia infatti è situata nella regione del Lancashire, famosa per la presenza di bar e pub che vendono alcool a basso prezzo. Le conseguenze sono prevedibili: cocci di vetro, bottiglie di plastica, cartacce e pezzi di cibo buttati impunemente tra un ombrellone e l’altro.
Da Occidente a Oriente
La cultura dell’ordine e della disciplina è fortemente radicata in Oriente, ma anche qui le eccezioni non mancano.
A Hong Kong, in Cina, la Repulse Bay è stata soprannominata “Repulsive Bay” per via dell’inquinamento causato dagli interventi edilizi e dai siti industriali nella zona di Shenzen.
Un impatto devastante che si traduce nel fenomeno delle maree di colore rossastro, determinate dall’accumulo di sostanze tossiche che rischiano di compromettere l’intero ecosistema marino e contaminare i prodotti ittici.
Hawaii e Indonesia
Le Hawaii sono per antonomasia un paradiso in terra, ma anche qui troviamo un piccolo angolo di inferno. Kamilo Beach è nota anche come “la spiaggia di plastica”, a causa della monumentale quantità di spazzatura che riempie l’intera insenatura.
Altro che surf e collane di fiori tipiche dell’ospitalità hawaiana. A Kamilo le correnti oceaniche continuano a riversare montagne di rifiuti. In passato si sono susseguiti molto tentativi di pulizia, ma la situazione sembra ormai irrimediabile.
Responsabile di questo sversamento insostenibile è la ormai famigerata Great Pacific Garbage Patch, la gigantesca isola di plastica di circa 19mila chilometri quadrati che galleggia nell’Oceano Pacifico.
Ciò che rende affascinante l’Indonesia è la bellezza dei suoi panorami, ma anche le attività antropiche incontrollate sono riuscite a produrre danni anche qui.
Seminyak Beach si trova sull’isola di Bali e le sue acque sono ormai diventate non balneabili a causa dello sversamento di sostanze chimiche e materiali di scarto delle varie attività industriali che stanno inquinando le fognature e, in assenza di una depurazione, anche il mare.
Non è la sola eccezione, perché come vedremo a conclusione di questa veloce carrellata, l’Indonesia si conferma tra i paesi che vive passivamente il tema dell’inquinamento.
Marunda Beach, a Jakarta, negli anni ha continuato ad attirare pescatori e turisti, nonostante le sue acque brulichino di rifiuti tossici. Acque contaminate che rendono impossibile la vita ai pesci, così come ai pescatori, costretti a cambiare spiaggia.
Spiagge inquinate: il dramma indiano
Concludiamo questo viaggio poco piacevole intorno al mondo con la spiaggia di Mumbai, India. Le immagini dei bagni tra le acque del Gange piene di rifiuti sono all’ordine del giorno, ma forse in pochi conoscono l’inquietante situazione in cui versa la spiaggia di Chowpatty.
Da decenni è ricoperta di rifiuti riversati dalle imbarcazioni e correnti marine. Come se non bastasse, nell’agosto 2020 l’imbarcazione cargo MV Rak ha perso in male il suo carico di 60mila tonnellate di carbone.
Invertire la rotta e bonificare l’area, a questo punto, è diventato impossibile.