Turkmenistan, La “Porta dell’Inferno” non vuole spegnersi
Da oltre 40 anni la gigantesca voragine del Turkmenistan non smette di bruciare il suo gas. Il tempo ormai è quasi scaduto, e Madre Natura incomincia a chiedere il conto.
Non ci sono trucchi di alcun genere dietro all’enorme buca che da 40 anni brucia in Turkmenistan. Ci troviamo nel deserto del Karakoum, in Asia Centrale, un territorio desolato, lontano dal concetto di tempo e abitato solo da poche famiglie nomadi.
Il piccolo villaggio di Derweze passerà alla storia purtroppo per il cratere largo 70 metri conosciuto come The Gate of Hell (“La porta dell’inferno“).
Nel 1971 il regime comunista inviò un gruppo di geologi da Mosca, alla ricerca di una camera sotterranea da cui confluiva una grande fonte di metano.
Ne seguirono settimane di trivellazioni a scopi commerciali che provocarono un collasso del terreno, creando un’enorme voragine, da cui fuoriuscì il gas.
Con lo scopo di evitare tragiche conseguenze, il team di ricercatori sovietico decise di bruciare il gas, convincendosi che si potesse consumare nel breve tempo.
Come possiamo intuire, le valutazioni si rivelarono errate, e oggi la cortina di fuoco continua ad ardere incessantemente la grande buca, dando segnali inequivocabili di non volersi spegnere.
La porta dell’inferno rimarrà aperta
Nel 2010 le autorità turkmene hanno spinto per la chiusura del gigantesco cratere infernale, ma da oltre 10 anni non arrivano aggiornamenti confortanti.
Geologi e team di esperti stanno vagliando molteplici soluzioni definitive. Il presidente Gurnbanguly Berdimuhammedow ha posto il diktat: Derzewe non deve più bloccare lo sviluppo di giacimenti gassosi, visto che si tratta della principale risorsa economica di cui dispone questa repubblica dell’Asia centrale.
Da quel fatidico 1971 il cratere continua a bollire senza sosta. Altro segno drammatico di una natura che ormai ha deciso di ribellarsi con tutte le sue forze all’egoismo degli esseri umani.
Sono 46 anni che il cratere è in continua combustione. Quasi come se la Natura avesse deciso di ribellarsi alle violenze che l’uomo le ha inflitto.