Un giornalismo digitale indipendente è possibile. Colloquio con Angelo Miotto

Reputazione. Fact Checking. Alleanza con i lettori.
La strada del giornalismo indipendente in Italia è stretta e difficile, anche e soprattutto se lo strumento scelto è il digitale.
Angelo Miotto, fondatore e direttore di Q Code Magazine, rivista on line di giornalismo di qualità, usa alcune parole-chiave per tracciare la via.
“Q Code Mag nasce tre anni e mezzo fa, come reazione alla chiusura del giornale dove lavoravo. Lo fondiamo io e Chicco Elia. Da allora abbiamo pubblicato 5200 articoli in forma completamente gratuita. Una molla fondamentale è il bisogno di esprimersi, la stessa che ha spinto noi a iniziare questa avventura. Per noi ha contato molto anche il dovere di tornare a fare il mestiere che abbiamo deciso di fare”.
Una motivazione che ancora non genera utili. A Q Code Magazine nessuno è pagato, né chi lo realizza né chi collabora.
“La nostra forza, il nostro valore aggiunto è la reputazione -spiega Miotto- Tante persone sono contente di poter fare informazione con noi”.
L’esperienza di Q Code Magazine conferma quanta potenzialità esista. E allo stesso tempo quanto lavoro occorra ancora per raggiungere la redditività.
“Una strada passa dal rapporto con il lettore -argomenta Miotto. Spero che anche in Italia si affermi la cultura che vede il lettore protagonista, in grado di scegliere tra più media, acquistando la singola notizia o il singolo reportage. E’ una alternativa al sistema delle grandi concentrazioni editoriali”.
Per convincere il lettore a pagare, occorre la qualità
“Il fact checking è fondamentale -continua Miotto-. Fact Checking significa semplicemente fare il giornalista, e la funzione di intermediazione del giornalista è sempre più necessaria. Oggi la tecnologia può ingannare: è semplice piazzare alcune telecamere fisse a Maidan, o a piazza Tahrir e trasmettere immagini 24 ore su 24 dando l’illusione allo spettatore di essere dentro gli eventi. Ma senza la funzione del giornalista, che fornisce chiavi di interpretazione, approfondimenti, contesto sociale e politico, non si comprendono i fatti”.
Il digitale è una opportunità ma anche nel digitale si affermano logiche industriali che schiacciano il mercato degli indipendenti
“Il digitale ci consente di moltiplicare e rilanciare l’informazione. Noi abbiamo accordi di collaborazione con testate amiche, anche internazionali. Abbiamo creato una rete di condivisione del sapere. Al tempo stesso, le grandi realtà industriali investono nei nuovi strumenti del marketing per imporre strategie anche a livello editoriale. Sui giornali on line prospera la famosa “colonna destra”, quelle delle notizie “acchiappaclick” che stimolano il primate che è in noi, dall’ultima collezione di intimo alla storia delle marmotte. I settori maketing fanno politiche espansive sul piano dei ricavi e creano una sofferenza tra i giornalisti, forse meno nota nel largo pubblico” denuncia Miotto il quale però non risparmia una critica nemmeno ai colleghi:
“Con gli studenti dell’insegnamento che tengo all’Università Cattolica di Milano abbiamo intervistato diversi responsabili di redazioni web italiane. Alcuni di loro ci hanno detto che un loro riferimento è il sito statunitense Buzzfeed, che con il suo approccio leggero rappresentava l’essenza di quella che definiamo la “colonna destra”. Eppure, i responabili dei media italiani ci dicevano così proprio quando Buzzfeed stava cambiando, assumendo tre premi Pulitzer per fare giornalismo di inchiesta e di qualità. Una storia che dimostra quanto il giornalismo italiano sia spesso strabico”.
La risposta è sempre una: reputazione.
“Socialmente la figura del giornalista non è più ritenuta credibile, per tante ragioni, dalla prevalenza delle logiche di marketing all’approccio paludato al giornalismo politico, per fare un esempio. Il nostro mestiere non è più considerato con la credibilità che sarebbe necessaria per rispondere alle fake news”.