Un risultato lo ha senza dubbio ottenuto, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, con la campagna mediatica a favore del “Fertility day”.

Tutto il mondo parla dell’iniziativa.

I principali media internazionali se ne sono occupati.

Non della proposta del ministero a favore della maternità, però. Testate on line e cartacee hanno scritto dell’ondata di indignazione che ha travolto il ministero e gli ideatori della comunicazione.

Milioni di italiane e di italiani si sono sentiti offesi per le immagini e gli slogan che alludono a una superiorità di chi fa figli, soprattutto se li fa in età giovane, e a una discriminazione verso chi abbia problemi nella sfera sessuale. Solo per fare un esempio, l’infertilità maschile è stata resa graficamente con una buccia di banana abbandonata per strada.

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Emerge, nella strategia comunicativa, anche la colpevolizzazione di chi non abbia avuto figli. Riducendo la questione a una scelta egoistica. Senza prendere in minima considerazione i problemi di carattere economico, sociale, sanitario delle persone.

La campagna di comunicazione è apparsa da subito urticante, aggressiva, provocatoria laddove, affrontando un tema che tocca i sentimenti e le vicende private, spesso dolorose, di ciascuno, avrebbe dovuto essere impostata alla massima empatia e pacatezza.
Rimediare a una brutta figura di così grande dimensione non sarà semplice e senza dubbio non basterà “rimodulare le immagini” come ha affermato Beatrice Lorenzin. Occorrerebbe una grande trovata comunicativa che, fino a oggi, dalle parti del ministero non si è vista.
L’agenzia di comunicazione che ha elaborato la campagna per conto del ministero della Salute è Mediaticamente di Milano. Le loro pagine social sono sommerse di attacchi cui fino a oggi non è stato risposto con una strategia di crisis management.

Con noi di Mediatyche, per fortuna, esiste solo una assonanza casuale.