Il corteo del 25 aprile è stato, per Giuseppe Sala, una prova molto importante.

Sul piano politico e su quello della comunicazione.

Per il candidato a sindaco del centrosinistra era la prima volta in un luogo dove i simboli sono determinanti e dove un errore avrebbe potuto costargli caro.

Per questo, al corteo del 25 aprile Sala aveva una “scorta” speciale. L’assessore della giunta uscente Cristina Tajani, la quale proviene da Sinistra Ecologia e Libertà e oggi è candidata al consiglio comunale nella lista del sindaco, e soprattutto Emanuele Fiano. Rappresentante della comunità ebraica di Milano, figlio del testimone dell’orrore di Auschwitz Nedo Fiano, il deputato del Partito Democratico non ha lasciato Sala a se stesso per un secondo, dalle celebrazioni ufficiali del mattino al corteo del pomeriggio. Il messaggio era chiaro: il suo volto è il mio volto. Per questo, Sala ha scelto di sfilare dietro lo striscione della Brigata ebraica.
Il corteo del 25 aprile a Milano è come una grande riunione di famiglia. La famiglia della sinistra con le sue tante facce e anime e con le sue storie dolorose e ferite mai risolte che si riacutizzano in occasione delle feste. La tensione tra la Brigata ebraica e i militanti filo palestinesi ne è solo l’esempio più lampante. Volti, persone che in molti casi si conoscono da una vita e che spesso hanno percorso pezzi di strada assieme.
Giuseppe Sala era l’osservato speciale ma l’attenzione nei suoi confronti non è stata molto calda. E’ un segnale: Sala deve ancora conquistare molti cuori.
Discorso quasi speculare per il candidato del centrodestra, Stefano Parisi. Lui di 25 aprile ne ha vissuti tanti, perché ha una storia politica socialista e laica. Tra Sala e Parisi sarebbe stato il secondo a poter fare gli onori di casa al primo. Parisi è stato rispettato dalla piazza.

Non gli è riuscito però il colpo grosso: ha cercato di utilizzare la propria immagine per accreditare le forze politiche di destra presenti nella coalizione che lo sostiene. In particolare, la Lega Nord. Operazione fallita. Del resto, ci si sono messe anche le contingenze internazionali. La vittoria al primo turno dell’estrema destra alle elezioni presidenziali in Austria ha acceso troppi riflettori sulla forza politica guidata da Matteo Salvini.