La legge inesorabile dell’Instant Marketing è petalosa.

L’Accademia della Crusca ha elevato a rango di parola degna di entrare nei vocabolari italiani l’aggettivo petaloso, inventato da Matteo, bambino di terza elementare della provincia di Ferrara, per descrivere un fiore.
I brand italiani si sono scatenati e nel giro di poche ore hanno proposto, complici la potenza di photoshop nel creare immagini e quella dei social nel diffonderle, la loro interpretazione del concetto.
Per una notissima azienda del settore dolciario, petaloso è diventato il marchio di un nuovo prodotto. Facile il corollario: “vi piacerà come biscottone inzupposo?”. Ma è solo uno dei tanti esempi.
L’Instant Marketing presuppone velocità di pensiero e di ideazione. E’ la capacità di tradurre fatti di costume, sociali, di cronaca in claim pubblicitari. A volte persino gli avvenimenti della politica sono stati sfruttati per vendere: dopo le elezioni ad Atene una birra campione di Instant Marketing inventò uno slogan che neanche la mitica redazione di Cuore: “La Grecia passa a Tsipras, l’Italia continua a Xanax”.
Ma questa volta, con petaloso, la politica si è garantita la supremazia sul mondo del business, in fatto di marketing. Il Presidente del Consiglio ha ribadito le proprie grandi doti in materia e ha anticipato tutti, su Twitter: “Grazie al piccolo Matteo, grazie @AccademiaCrusca una storia bella, una parola nuova”. Avrebbe potuto Renzi lasciarsi sfuggire l’occasione di rendere a favore della propria narrazione una vicenda che sta facendo parlare tutta Italia? Assolutamente no, e così ieri tutto era petaloso. Persino il travagliato percorso del post Expo. Renzi era a Milano, a presentare il progetto per la costruzione di un centro di ricerche di livello internazionale sul genoma umano. Un miliardo e mezzo di Euro l’anno di finanziamenti promessi per dieci anni.

In una parola? Petaloso.