Primarie Centrosinistra – L’analisi dei candidati
Aperte, partecipate, combattute. Le primarie del centrosinistra milanese si stanno rivelando come una sfida vera tra i candidati, giocata sulla identità prima ancora che sui contenuti. Per questo motivo l’investimento sulla comunicazione è stato da subito molto importante. Francesca Balzani, Pierfrancesco Majorino, Antonio Iannetta e Giuseppe Sala hanno da subito cercato di profilarsi in maniera netta.
Il driver comunicativo di Majorino, l’assessore ai servizi sociali, è la radicalità. Ha ripetuto più volte il concetto, ha affermato propositi quasi utopistici come ad esempio l’eliminazione totale delle automobili private entro il 2030. Una scelta precisa, che punta a fare il pieno degli elettori più connotati a sinistra. Il famoso “zoccolo duro” dell’epoca del Pci. Il calcolo è semplice: la platea dei partecipanti alle primarie non è amplissima, è sempre la stessa da quando fu introdotto lo strumento delle primarie, arriva a un massimo di 100mila elettori potenziali a Milano. Occorre quindi chiamare alla mobilitazione puntando sulla passione e sui temi identitari.
All’estremo opposto si colloca Giuseppe Sala. Il suo posizionamento si conferma quello del manager prestato alla politica. Una figura che è più tipica del centrodestra. A cominciare dal mito dell’imprenditore “sceso in campo”, Silvio Berlusconi. E che ha già avuto un precedente a Milano con il sindaco Gabriele Albertini, un industriale che non si era mai occupato di politica prima di accettare la candidatura da parte di Forza Italia. Sala punta ad allargare il numero di partecipanti alle primarie e non nasconde che avrà tante più possibilità di vittoria quanto più riuscirà a portare alle urne il cosiddetto “voto di opinione”. Dalla sua ci sono i vertici del Partito Democratico milanese ma questo non è di per sé garanzia di una grande mobilitazione popolare. Il suo modello sono le primarie all’americana, considerate una elezione vera e propria a cui si prende parte con un tasso ideologico molto basso. La proposta-civetta di Sala, quella di cui parlano i giornali, è la riapertura dei Navigli. Un tema caro a tutti i milanesi, che richiama una visione tradizionale e romantica della città, in cui chiunque possa identificarsi. E’ un approccio light, rassicurante che bilancia la durezza del profilo del manager. L’altra sua skill è naturalmente il successo di Expo ma è allo stesso tempo il suo punto di potenziale debolezza, perché i suoi competitor interni e il centrodestra lo stanno attaccando sulla presunta scarsa trasparenza dei conti dell’esposizione universale.
Antonio Iannetta è l’outsider per eccellenza e sta interpretando fino in fondo questo ruolo. Può permettersi un certo eclettismo, parlando di managerialità e di scelte radicali allo stesso tempo, senza il timore di incorrere in contraddizioni. Punta sulla contrapposizione tra la politica tradizionale e la cosiddetta “società civile”, essendo il solo candidato non iscritto al Partito Democratico ma essendo allo stesso tempo molto conosciuto nell’ambiente dello sport amatoriale cittadino in quanto direttore generale della Uisp, l’Unione italiana sport per tutti. Un profilo “antipolitico” per i suoi critici, una immagine di rinnovamento per i suoi sostenitori. E’ uno schema già usato in passato da candidati alle primarie che partivano senza alcuna possibilità di vittoria ma che hanno ottenuto una visibilità e un consenso utili da spendere in seguito.
Infine, c’è Francesca Balzani. La sua è la posizione in un certo senso più difficile. E’ sostenuta dal sindaco uscente, Giuliano Pisapia e punta quindi a rappresentare la continuità dopo essere stata la sua vicesindaco. Ma è difficile comprendere quali siano le differenze politiche con Pierfrancesco Majorino, anch’egli ex assessore della giunta Pisapia. Il tenore delle proposte politiche dei due è comparabile e sovrapponibile. Balzani ha cercato di darsi una connotazione più laica di quella di Majorino, nel senso politico. Donna di sinistra che rifiuta però di chiudersi nei contesti più tradizionali della sinistra. Balzani sfoggia un look all’ultima moda, a costo di affrontare il rigore del gennaio milanese senza indossare le calze, come prevedono gli stilemi del momento. Dopo avere corretto un certo piglio aggressivo dei primi giorni di campagna, oggi Francesca Balzani si sta ritagliando un profilo che rimanda al modello di una sinistra più europea che italiana. Diritti, laicità, interventi sociali ma anche approccio pragmatico e non ostile alle logiche del mercato. “Sono assessore al bilancio e non si tratta solo di numeri perché attraverso i numeri si prendono le decisioni politiche” ama ripetere.