Prima che si contino le schede, per ora contano le parole. Tre quelle di ieri: forni, fluidità, mercimonio. La prima sa di  Prima Repubblica. “Due forni” fu l’espressione coniata da Andreotti per dire che la DC era libera di scegliere alleanze a destra o a sinista a seconda della convenienza. Nel 2015, indica le opzioni che cerca di tenersi aperte Renzi per evitare le trappole che gli preparano amici, falsi amici, nemici e falsi nemici. Forte ma significativo in proposito, il titolo dell’Economist: “Renzi’s struggle in the swamp”, “la lotta di Renzi nel pantano”.

I “due forni”, però, non piacciono a Berlusconi. E per spiegare a Renzi che di forni ce n’è uno solo, il suo, ieri si è sottratto al rito del Nazareno preferendo un vis à vis oggi a pranzo, durante il quale chiamerà Matteo al rispetto dei patti: nessun Presidente senza di me. Che funzioni è tutto da vedere. Ecco, infatti, entrare in gioco la seconda parola di giornata: fluidità. “La situazione è fluida”. A pronunciarla sono i dalemiani, ritornati in grande spolvero. Traduzione: altro che patto del Nazareno, l’accordo deve prima di tutto essere trovato con noi. Altrimenti, alla quarta votazione il Presidente potrebbe non essere eletto. E allora sì che per Renzi inizierebbero i guai. Per questo Renzi potrebbe incontrare faccia a faccia Bersani, dopo avere affrontato l’assemblea dei deputati Pd.

Ma la partita del Quirinale è anche un grande spettacolo mediatico e politico. Alla Camera si è rivisto Ciriaco De Mita. L’ex segretario della Dc ha passato il tempo a stringere le mani dei deputati di tutti gli schieramenti che andavano a omaggiarlo. A un tratto sono spuntati persino un Vescovo e un prelato dell’Azione Cattolica. Intervistare De Mita significa sottoporsi a un rito fatto di attese, battute, sguardi, richieste prima negate e poi soddisfatte. Come interpreta il patto del Nazareno? Lungo preambolo, citazioni colte da De Gasperi a Cicerone, stroncatura finale : “un mercimonio”. La terza parola della giornata.